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L’investimento Più Sicuro della Storia

asset allocation macroeconomia storia economica Dec 21, 2021
L’investimento Più Sicuro della Storia

Esiste un investimento “supersicuro”?

Questa è la domanda che all’inizio tutti mi chiedono, a cui rispondo che oggi non esiste un solo investimento super sicuro. La cosa migliore, come dico sempre, è diversificare bene il proprio portafoglio.

Un tempo però, non era così.

Ai tempi della rivoluzione industriale e durante il periodo degli imperi coloniali, esisteva un investimento che era ritenuto da tutti come il più sicuro in assoluto.

Vuoi sapere qual era?

Lo vediamo tra pochissimo, e vediamo anche se e come è possibile ricrearlo oggi.

 

L’investimento “supersicuro”

Hai mai visto o letto Il giro del mondo in 80 giorni di Jules Verne?

La scena iniziale rappresenta una tipica giornata dell’alta borghesia britannica, e cioè intenta a cazzeggiare e fare scommesse, visto che vivevano tutti di rendita.

Se ti ricordi, la storia parte perché il protagonista scommette che può fare il giro del mondo in soli 80 giorni.

Cosa scommette? La sua rendita. Il suo asset “supersicuro”: 25.000 sterline, che per l’epoca erano un bel po’ di soldi, in titoli di Stato britannici.

Eccolo l’asset “supersicuro”: il titolo di Stato a lungo termine.

Ma attenzione, non è il titolo di Stato che conosciamo noi: quel titolo di Stato pagava interessi in sterline convertibili in oro. Questa e la differenza che lo rendeva così sicuro: il gold standard.

Oggi noi sappiamo che la banca centrale stampa moneta a seconda delle necessità più o meno vere dell’economia.

Ma all’epoca non era così, la gente non si fidava mica della moneta cartacea, voleva oro fisico, qualcosa che non potesse essere controllato a piacimento dallo Stato.

Il gold standard nasce proprio per questo: ogni moneta cartacea emessa dalla Banca d’Inghilterra era convertibile in una certa quantità di oro.  Ancora oggi il prezzo dell’oro si misura in dollari all’oncia, cioè una quantità fisica.

Ora, il punto ovviamente non è il fatto che la moneta è convertibile in oro di per sé.  Oggi noi vediamo l’oro salire e scendere di prezzo, ma devi pensare che con il gold standard valeva il contrario, cioè il prezzo dell’oro era fisso. E a sua volta, anche la quantità di moneta era fissa, e questa era la vera cosa importante.

Oggi noi siamo abituati ad avere ogni anno un po’ di inflazione, la diamo quasi per scontata. L’inflazione erode il potere d’acquisto dei titoli di Stato, che pagano un reddito fisso.

Ma sotto il gold standard non c’è inflazione, e il meccanismo che si verifica può sembrare quasi perverso ai giorni nostri, e funziona così.

 

Come funziona il gold standard

Ti faccio un esempio assurdo ma molto semplice per rendere l’idea.

Immaginati un imprenditore che vive in un paese di 100 abitanti. Ogni abitante ha una moneta d’oro. La quantità di moneta del villaggio è di 100 monete.

L’imprenditore produce macchine da caffè (strumento fondamentale per quanto mi riguarda). 100 macchine da caffè per 1 moneta d’oro ciascuna. 100 macchine per 100 monete.

Un’economia molto semplice, bevono solo caffè.

Che cosa succede se l’imprenditore produce una macchina da caffè più bella, e pensa: “caspita, queste sono macchine da caffè premium, ne produco 100 e le vendo a 2 monete d’oro, così ci faccio il doppio”.

Ci fa il doppio?

Non può. È impossibile, e non dipende dal fatto che tutti gli abitanti del paese vogliano comprare la macchinetta da caffè premium o no.

Questo accade perché la moneta addizionale che l’imprenditore chiede per ogni macchinetta da caffè, cioè in aggregato 100 monete, non esiste.

È un concetto molto difficile per noi, perché oggi abbiamo spesso un eccesso di moneta. Un po’ viene stampata dalla banca centrale, un po’ viene creata dal sistema finanziario.

Ma sotto il gold standard, l’economia cresce ma la base monetaria, la quantità di moneta in circolazione, resta fissa.

Perché la base monetaria è legata all’oro, quindi o si trova oro, o se no non si può stampare moneta, quella c’è e quella resta.

Hai presente il periodo della corsa all’oro di fine 1800?

Si verifica proprio in un momento di forte crescita economica: siamo nella seconda rivoluzione industriale, e le banche centrali dei vari paesi, soprattutto gli Stati Uniti, sono disperate di trovare oro per poter immettere moneta.

Il gold standard blocca ogni spinta inflattiva, tant’è che veniva chiamato in senso un po’ negativo la gabbia dell’oro.

Una gabbia che contiene il prezzo dei beni, anzi, spesso li ricaccia giù.

Se un imprenditore non riesce a vendere i suoi prodotti, o chiude o abbassa il prezzo, non ci sono alternative.

Lo stesso vale per i produttori di materie prime, che oggi consideriamo come un asset anti-inflattivo. Ma all’epoca le materie prime non potevano inflazionarsi, e infatti i produttori erano spesso incavolati.

Ad esempio, un raccolto poteva andare molto bene, ma non c’era la moneta, non le persone, attenzione, la moneta!, per comprare la merce: il prezzo veniva ricacciato giù.

Pensa che contenti i contadini, i minatori, e così via.

Chi ci guadagna in questa situazione? Se i prezzi restano costanti o addirittura scendono, ci guadagna chi ha reddito fisso.

Qual è il reddito più fisso possibile? Quello garantito dallo Stato.

Torniamo al nostro protagonista del giro del mondo in 80 giorni.

Ha 25.000 sterline in titoli di Stato in banca. Garantisce l’Impero Britannico. Siamo in regime di gold standard, quindi non c’è inflazione.

Il libro è del 1872. Quelle 25.000 sterline oggi sarebbero quasi 3 milioni: pensa quanta inflazione da quando il gold standard non esiste più!

Il tasso di interesse medio era del 4%, quindi il protagonista si prende le sue 120.000 sterline all’anno in assoluta sicurezza: no rischio di credito, no rischio inflattivo.

E infatti passava il tempo a cazzeggiare nei club dei gentlemen e fare scommesse.

All’epoca, proprio per questi motivi, i titoli di Stato a lungo termine erano l’investimento preferito dai gentlemen inglesi, l’alta borghesia britannica.

 

La fine del gold standard

In questo articolo spiego il momento in cui avviene il passaggio di consegne dai titoli di Stato alle azioni come asset principale.

Eh sì, perché a un certo punto il gold standard salta. Salta durante le due guerre, con effetti devastanti soprattutto in Germania.

In questo articolo spiego gli effetti drammatici dell’inflazione attraverso il caso dell’iperinflazione tedesca.

Che cosa succede quando salta il gold standard?

A quel punto lo Stato stampa a tutta potenza, scoppia l’inflazione, e chi possiede titoli di Stato e basta è rovinato.

Il gold standard salta definitivamente nel 1971 quando gli Stati Uniti per ultimi lo abbandonano, e da allora non si è più visto.

Alcuni dicono che le obbligazioni indicizzate all’inflazione, che forse conosci come TIPS, ossia treasury inflation protected securities, sono la versione moderna del titolo di Stato aureo.

Ma a mio avviso non è così.

Vedi, il TIPS si adatta all’inflazione: è ben diverso da un titolo di Stato che forza la deflazione. Nel secondo caso il rendimento reale è molto più alto.

 

Come ricreare il titolo di Stato aureo

Ma se il TIPS non ci è di aiuto, possiamo ricreare in laboratorio questo strumento super sicuro? Sì, ma solo in parte.

E in realtà non è neanche così difficile: dobbiamo prendere un fondo titoli di Stato a lungo termine e affiancarlo a un fondo che investe in lingotti d’oro.

Però oggi la banca centrale porta i tassi a zero, cosa impensabile all’epoca del gold standard: da dove sarebbe venuto il rendimento?

Con un rendimento decrescente, è difficile considerarlo un investimento super sicuro.

In più, il fatto che sia l’investimento più sicuro non vuol dire che sia il migliore nel lungo termine.

Guarda, in questo grafico ti mostro un portafoglio composto da questo “Frankestein” di oro e titoli di Stato contro il mercato azionario americano dal 1977, con un capitale iniziale di 10.000 dollari.

80% titoli di stato e 20% di oro.

Fonte: Portfolio Visualizer

Sì, il Frankestein è più lineare: infatti, quando vedi questi portafogli strani come “All Weather”, “Golden Butterfly”, o robe simili, sono sempre i titoli di Stato a lungo termine che tengono su il portafoglio, proprio per il motivo che abbiamo appena detto: in deflazione, sono imbattibili.

Però, al di là della stabilità, alla fin fine ciò che conta è quello che ti trovi in saccoccia.

Quant’è: 300.000 dollari per il Frankenstein contro 1.200.000 dollari per il mercato azionario americano.

Per carità, nessuno può mettere la firma che il mercato USA continuerà la sua corsa. Quindi, come al solito, lasciamo stare la ricerca dell’asset supersicuro e concentriamoci invece nel diversificare bene il nostro portafoglio in modo da poter affrontare con sicurezza qualsiasi situazione.

Se vuoi imparare a costruire un portafoglio ben diversificato con l’obiettivo di accumulare un capitale nel lungo periodo, dai un’occhiata al mio videocorso Accumulare Capitale, il videocorso dedicato agli investitori di lungo termine che vogliono agire in autonomia.

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