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Perché le Materie Prime Non Sono un Investimento

asset allocation etf macroeconomia Dec 22, 2021
Perché le Materie Prime Non Sono un Investimento

 L’inflazione sta arrivando, e quindi, cosa c’è di meglio per difendersi, delle materie prime?

Se aumenta il prezzo della benzina, meglio avere petrolio; se il cibo scarseggia, meglio avere grano; se tutti vogliono avere la macchina elettrica, meglio avere rame.

È davvero così? Non proprio, anzi, per niente.

In questo articolo vediamo:

  1. Perché le materie prime, anche dette commodity, non sono un buon investimento;
  2. Perché non ti proteggono dall’inflazione come pensi;
  3. Perché è tecnicamente difficile, costoso e rischioso investirci.

 

Commodity: un cattivo investimento

Cominciamo subito col dire perché le materie prime non sono un buon investimento.

Il motivo in realtà è molto semplice: perché le commodity non hanno un tasso interno di rendimento.

Ho usato un termine tecnico, ma non ti spaventare, il tasso interno di rendimento è un concetto semplicissimo: se avete mai dato in affitto una casa lo conosci perfettamente.

Supponiamo che compri una casa a 150.000 euro, e la dai in affitto per 500 euro al mese, cioè 6.000 euro all’anno.

Dopo 5 anni la vendi, e prendi sempre 150.000 euro.

Quanto ti ha reso la casa? Zero?

Assolutamente no!

Zero in conto capitale, ma ben 30.000 euro in affitti, che corrispondono a un rendimento del 20% in 5 anni. Ecco, quel 20% generato dagli affitti è il tasso interno di rendimento dell’immobile.

Perché è così importante: perché non dipende dal prezzo dell’immobile.

Se invece di 150.000 euro te ne offrono 100.000, non vendi e continui ad affittare, e hai comunque il tuo tasso di rendimento.

Ecco perché si dice interno, perché dipende dall’asset e non dal mercato.

Questo discorso vale anche per le azioni, che pagano dividendi, e dalle obbligazioni, che pagano interessi.

Ma non per le commodity.

L’unico rendimento che potrai mai sperare di ottenere investendo in commodity è che il loro prezzo salga. Punto, non c’è altro, anzi ci sono le spese, che quelle ci sono sempre.

Però attenzione perché le commodity sono altamente cicliche, e non è assolutamente detto che da qui a 10 anni il loro prezzo sia più alto; e nel frattempo, non hai visto un euro.

E qui veniamo al secondo punto.

 

Le commodity non difendono dall’inflazione

Un mio amico che ha una fabbrica di prodotti in rame un giorno mi ha spiegato bene come funziona il ciclo del rame, che è utile per capire come si comportano le commodity in generale.

Quando il prezzo del rame sale perché c’è tanta domanda, lui che cos’è che fa: si fa in quattro per cercare di produrre quanto più rame possibile. E la stessa cosa la fa chiunque nel mondo abbia a che fare col rame.

Per un po’ si guadagna, eccome se si guadagna.

Ma inevitabilmente a un certo punto le dinamiche di domanda e offerta intervengono, e a un eccesso di offerta corrisponde un calo dei prezzi.

Se osservi un grafico delle commodity fa esattamente così:

 

Fonte: Morningstar (andamento Invesco DB Commodity Tracking)

 

Ha dei picchi e poi dei crolli, a seconda del ciclo della commodity.

Quando il prezzo del rame crolla, il mio amico intanto si è messo in tasca un bel po’ di profitti. Ma se hai la commodity e basta, vai su e giù a seconda del ciclo, e non è detto che il ciclo della commodity corrisponda al ciclo economico.

Pensa al petrolio: il prezzo del petrolio è circa lo stesso di 15 anni fa.

 

Fonte: Trading Economics

 

Il rame, che è una commodity molto in voga per via delle macchine elettriche, è poco più di quello che era 15 anni fa.

 

Fonte: Trading Economics

 

E vedi in mezzo continui alti e bassi: chissà dove sarà tra 10 anni!

L’inflazione però, anche se bassa, è continua.

Inflazione annua Italia. Fonte: Trading Economics

 

Non c’è nessuna certezza che le commodity ti difendano dall’inflazione in generale, anche se ti possono difendere dall’aumento improvviso nel prezzo di una specifica commodity, come era successo negli anni ‘70 col petrolio.

Aspetta … è davvero così?

Qui veniamo al terzo punto, che in gergo finanziario si chiama contango, e a casa mia invece si chiama essere becchi e bastonati.

 

Il rischio del contango

Se investi in un fondo immobiliare, gli immobili ci sono; anche in un fondo che investe in oro ci sono i lingotti fisicamente da qualche parte.

Ma in un fondo commodity, le commodity non ci sono.

Sei stupito?

Ma scusa: quanto ti costerebbe avere dei magazzini dove tenere fisicamente il petrolio, il bestiame, il grano, il rame, e così via.

Tra l’altro sarebbe uno spreco incredibile, il cibo va a male, il bestiame muore, per carità, non si fa, è impossibile.

Un fondo commodity è composto da una serie di derivati, nello specifico sono dei futures; questi futures sono legati al prezzo delle commodity.

Ad esempio: petrolio a un mese a 60 dollari al barile. Bene, preso e messo dentro; e così il fondo riproduce l’andamento delle commodity.

Dove sta l’inghippo: sta proprio nella volatilità delle commodity. Come tutti i contratti, anche i futures scadono. Quando scadono, il fondo li rinnova al nuovo prezzo.

Il problema si presenta se il prezzo della commodity è diverso rispetto al prezzo del futures, cosa che spesso avviene, e si chiama contango.

Pensa a una compagnia aerea: vede il prezzo del petrolio che sta salendo, diciamo che da 60 dollari al barile va a 70, e la compagnia blocca il prezzo a 80.

Dice: non mi posso permettere di pagare più di così. Trova chi gli accetta il contratto, perché in tutti i derivati serve una controparte che non firma per la gloria ma perché pensa di guadagnarci, e voilà, a questo punto il futures prezza come se il petrolio fosse a 80 dollari al barile, anche se è solo a 70.

Quindi il contango può impattare negativamente il fondo anche nel caso in cui la commodity aumenta di prezzo.

Questo è un rischio del tutto tecnico di investire in commodity, a cui non c’è una vera soluzione se non ottimizzare la gestione dei futures, che, ovviamente, costa.

 

Per concludere

Le commodity sono spesso sbandierate come un ottimo anti-inflattivo.

Però, non hanno un tasso interno di rendimento, non è detto che difendano dall’inflazione nel lungo termine, e ci sono dei problemi tecnici di investire in commodity che le rendono, a mio avviso, sconsigliate per l’investitore medio.

Se invece delle commodity sei interessato a un investimento vero, di lungo termine, al fine di accumulare un capitale, visita la pagina del mio videocorso, Accumulare Capitale, il videocorso dedicato a chi vuole imparare a investire in autonomia.

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